Il silenzio che regna nella villa è agghiacciante, quasi irreale. Oilum rientra e sente subito che qualcosa non va. La porta è socchiusa, l’aria è pesante, satura di un’ansia indefinita. Chiama Zeinep, ma non riceve risposta. Sale di corsa le scale con il cuore in gola, apre la porta della cameretta… e lì, il colpo: la culla è vuota. Can è scomparso. Il vuoto la schiaccia, le gambe cedono. Urla, corre in ogni stanza, ma nulla. Can non è più lì.

Pochi minuti dopo Zeinep rientra dal mercato. Anche lei rimane pietrificata quando scopre che del piccolo non c’è traccia. Aveva lasciato Can con Zelish, e ora non c’è nessuno. Nessuno. Le due donne si guardano terrorizzate. Intanto, altrove, la scena cambia: Karaman chiama Mualla, cercando un chiarimento, ma lei finge calma, si mostra innocente. Tuttavia, proprio durante quella telefonata, Karaman ode un suono agghiacciante: un pianto di bambino, in sottofondo. È Can. Non ci sono più dubbi: Mualla è dietro tutto questo. È lei l’ombra oscura che ha orchestrato la sparizione.

La polizia entra nella casa della donna. Mualla, fredda come il marmo, nega tutto. Recita la parte della nonna ignara e ferita. Anzi, rilancia: accusa Guzide di aver organizzato la fuga del piccolo Can in America. Una bugia velenosa, pronunciata con tale sicurezza da lasciare tutti impietriti.

Ma il vero colpo di scena arriva con un rumore improvviso, dal fondo della casa: uno scaffale che cade. Il silenzio si spezza, tutti corrono verso il rumore. Aprono una porta e la trovano: Zelish. Legata, imbavagliata, sconvolta. La giovane era lì da ore, vittima di una messinscena studiata per incastrarla. L’orrore si diffonde nella villa. La verità inizia a emergere. Ilknur esplode di rabbia contro Oilum, mentre Osan tenta invano di calmare gli animi. La tensione è altissima. Guzide interviene, cercando di riportare l’ordine, ma ormai il veleno ha attecchito: nessuno si fida più di nessuno.

Il racconto si intreccia con una scoperta cruciale: il divorzio tra Tarik e Guzide è ufficiale. Lei, finalmente libera, esulta. Tarik invece abbassa lo sguardo: per lui è una sconfitta amara, un peso nel cuore. Ma la sua malinconia viene presto oscurata da un evento ancora più tragico: il rapimento di Can. Due uomini, al servizio di Mualla, avevano agito silenziosamente, portando via il bambino mentre Zelish veniva immobilizzata per simulare un sequestro.

Oilum, ignara di tutto, si trovava in un bar con Tolga. I due chiacchierano, ma la loro serenità è solo un’illusione. Selin li vede e crede di assistere a un tradimento. Si avvicina in silenzio, spinta dalla gelosia, ma scopre che quella con Tolga non è Oilum, bensì Sean, una collega. Umiliata, Selin si ritira, mentre Tolga la affronta con durezza. Intanto Sean, turbata, si chiede che tipo di relazione ci sia davvero tra Tolga e le due donne.

Nel frattempo, in un altro angolo della città, Sezai informa Numan del divorzio tra Guzide e Tarik. Numan si mostra compiaciuto, ma le sue parole non passano inosservate: una figura misteriosa ascolta tutto. È Iecc. Rimasta sola, osserva vecchie foto di famiglia e giura vendetta per le ferite subite. Il suo sguardo è pieno di dolore… e di oscuri propositi.

Fuori dal tribunale, Umit incoraggia Ozan per il suo colloquio. Il ragazzo, ignaro del dramma che si consuma a casa, parte tranquillo. Promette di dare il massimo. Ma nella villa, l’orrore prende forma. Oilum scopre il rapimento e sviene quasi per lo shock. Zeinep prova a rassicurarla, ipotizzando che Zelish possa essere uscita in giardino con Can. Ma non c’è nessuno. Poi, una frase di Zeinep spezza ogni illusione: “Anche le sue cose sono sparite.”

È un colpo al cuore. Oilum capisce che il figlio è stato rapito. Cade a terra, il fiato le manca. La chiama Guzide, sconvolta, le comunica la notizia. La donna, che poco prima esultava per la ritrovata libertà, impallidisce all’istante. L’entusiasmo si trasforma in puro terrore.

Guzide cerca Mualla, ma la donna ignora deliberatamente la chiamata. La guarda squillare, poi la scansa con disprezzo. Karaman, intanto, riflette con Nazan: vuole affrontare Mualla, parlarle della morte cerebrale di Beran. Ma sa quanto dolore può generare una nuova perdita. Tuttavia, dopo aver parlato con Oilum, si convince che Mualla sia dietro tutto.

Decide di agire. Chiama la donna. Lei nega, mente con sangue freddo. Ma poi, di nuovo, quel suono: il pianto di Can, ancora una volta intercettato dalla linea. È la prova definitiva. Anche Jessim e Ilknur scoprono del rapimento. Ilknur crolla. L’idea che sua figlia possa essere finita nelle mani di Mualla la sconvolge. Urla, piange, è fuori controllo. Nessuno riesce a calmarla.

Intanto, Zelish è ancora legata nello stanzino. Il cuore le batte forte, cerca di farsi sentire, ma le sue urla sono soffocate dal bavaglio. Nessuno la sente. Nessuno viene a salvarla. Nel caos della villa, la sua assenza sembra passare inosservata.

Ma Guzide non si arrende. Con Sezai e il procuratore Tanner, inizia la caccia a Can. Non credono che Mualla l’abbia nascosto nella sua casa. Tanner riceve tutti gli indirizzi della donna, pronti a perlustrare ogni angolo. Mentre si avviano, Ilknur li raggiunge. È disperata: anche Zelish è scomparsa. La sua voce è rotta dalla paura. Sezai non esita: la fa salire in macchina. La missione per salvare Can è iniziata.

Mentre tutto questo accade, Ozan comincia la sua giornata lavorativa, ignaro della tempesta che si sta abbattendo sulla sua famiglia.

Nel frattempo, Karaman raggiunge la villa di Mualla. La verità, ormai, è pronta a venire alla luce. Ma quanto male sarà necessario prima che giustizia venga fatta?

La lotta per Can è appena cominciata.
E ora, nessuno è più al sicuro.
Nemmeno chi credeva di avere già vinto.