L’aula del tribunale diventa il teatro di un dramma inaspettato quando Tarik distrugge ogni aspettativa con una dichiarazione scioccante. Guzide, pronta a chiudere definitivamente il capitolo doloroso della sua vita, entra con passo deciso, supportata dalla sua famiglia. La determinazione nei suoi occhi riflette il desiderio di libertà dopo anni di umiliazioni e sacrifici. Sezai, il suo più grande alleato, attende con discrezione, consapevole del peso emotivo di quel momento. Nel frattempo, Yesim si prepara con euforia davanti allo specchio, convinta di assistere alla sua definitiva vittoria. Ma la realtà la colpirà come un pugno nello stomaco.
L’udienza sembra procedere come previsto: l’avvocata Helmas presenta i termini dell’accordo, e tutto lascia intendere che il divorzio sarà una semplice formalità. Ma quando il giudice si rivolge a Tarik per la conferma finale, il colpo di scena esplode come una bomba. Con voce ferma e sguardo imperscrutabile, Tarik annuncia di non voler concedere il divorzio! L’aula trattiene il fiato. Yesim impallidisce, i presenti si scambiano sguardi increduli, e persino Sezai, sempre composto, lascia trasparire un lampo di sorpresa.
Tarik si alza lentamente, il suo discorso suona come una confessione ben studiata: ammette errori, si dice pentito e giura di voler rimediare. Parla di trent’anni di matrimonio che non possono essere cancellati con una firma, implora una seconda possibilità, promette di cambiare. Ma nel suo sguardo non c’è calore, solo un controllo glaciale che inquieta. Guzide, con la sua calma disarmante, smonta una a una le sue parole, ricordando le ferite che lui le ha inflitto: la distruzione della sua carriera, le umiliazioni pubbliche, il pericolo che ha rappresentato per lei. Tarik reagisce con fermezza, nega, minimizza, prova a giocare la carta della nostalgia. Ma l’aula capisce che dietro quelle parole non c’è amore, solo un piano ben orchestrato.
Yesim, incapace di trattenere il dolore, esplode in lacrime. Il sogno di una vita con Tarik si sgretola davanti ai suoi occhi. Le sue illusioni si infrangono, il viso si contorce tra rabbia e disperazione. Si alza di scatto, grida contro di lui, lo accusa di averla ingannata, di averle promesso un futuro che ora evapora sotto i suoi occhi. L’aula si trasforma in un campo di battaglia emotivo. Il giudice cerca di mantenere l’ordine, ma Yesim è incontenibile: urla, implora, vuole sapere cosa ne sarà di lei, della figlia, della vita che le era stata promessa.
Tarik, impassibile, continua con il suo piano: insiste nel chiedere un’altra opportunità e addirittura pretende di tornare nella casa coniugale. Guzide resta immobile, consapevole che ogni sua parola potrebbe scatenare il caos. Il giudice, ormai esasperato, si rivolge a lei: “Signora Guzide, intende davvero chiudere ogni possibilità di riconciliazione?”
Ma prima che lei possa rispondere, Yesim crolla. La disperazione la sommerge, piange senza freni, quasi supplicando di essere ascoltata. Il giudice, con tono severo, la ammonisce: se non si calmerà, sarà costretto a farla uscire dall’aula. La tensione è alle stelle, le maschere sono cadute. Guzide ha il destino nelle sue mani, e una sola parola potrebbe cambiare tutto. Ma cosa sceglierà? Il finale è ancora tutto da scrivere.