Quando si parla d’amore, si immagina passione, dedizione, promesse. Ma cosa succede quando l’amore si trasforma in una gabbia? Quando il cuore che batte è lo stesso che tradisce? Con “Tradimento”, il nuovo thriller psicologico diretto da Giovanni Neri, entriamo in un labirinto fatto di bugie, ossessioni e vendette che cambierà per sempre il significato di “fiducia”.
Una coppia perfetta… solo in apparenza
Giulia (interpretata magistralmente da Alba Rohrwacher) è una donna elegante, sofisticata, ma profondamente fragile. Sposata da dieci anni con Marco (Luca Marinelli), avvocato di successo, vive in una villa moderna immersa nei vigneti toscani. Dall’esterno, la loro vita sembra un sogno: vacanze esclusive, amici influenti, una carriera invidiabile. Ma qualcosa, sotto la superficie levigata, inizia a incrinarsi.
Marco è sempre più distante, ossessionato dal lavoro, freddo nei gesti e nei silenzi. Le notti passate in ufficio diventano routine. Giulia, inizialmente accondiscendente, comincia a farsi domande. E quando trova un braccialetto da donna nascosto nel cruscotto dell’auto di lui, l’illusione si sgretola.
La scoperta che cambia tutto
Spinta dalla rabbia e dal dolore, Giulia assume un investigatore privato. Le foto non mentono: Marco ha un’amante, una giovane gallerista romana, Sofia (Greta Ferro), brillante, sensuale, magnetica. Ma Giulia non si limita a soffrire in silenzio. Inizia a spiare, a indagare, a conoscere ogni dettaglio della relazione clandestina. E più scopre, più cresce in lei un desiderio oscuro: non solo di verità, ma di rivalsa.
La trappola
La vera forza di “Tradimento” è la sua capacità di rovesciare i ruoli. Giulia, da vittima del tradimento, diventa lentamente una donna spietata, calcolatrice, decisa a distruggere il marito non con urla o vendette plateali, ma con strategia glaciale. Comincia a manipolare Sofia, insinuandosi nella sua vita, fingendosi una cliente interessata all’arte. Le due donne si avvicinano, tra conversazioni sussurrate e vino rosso, fino a sfiorare i confini di una pericolosa attrazione.
Ma ogni gesto, ogni parola, fa parte di un piano più grande.
Flashback e ferite del passato
Attraverso sapienti flashback, il film ci racconta un passato dimenticato: la madre di Giulia è stata abbandonata dal padre proprio a causa di una relazione extraconiugale. Quel trauma infantile, sepolto per anni, riaffiora con violenza. Giulia non sta solo punendo Marco. Sta vendicando tutte le donne della sua vita: la madre, sé stessa, e perfino Sofia, che non sa di essere pedina di un gioco letale.
Un thriller psicologico d’autore
Giovanni Neri costruisce un’opera sofisticata, tesa come una corda pronta a spezzarsi. La fotografia, curata da Paolo Carnera, gioca con ombre e luci fredde, specchi distorti, dettagli simbolici: un bicchiere rotto, un vestito lasciato sul letto, un quadro storto. La colonna sonora di Teho Teardo accompagna con note malinconiche e pulsazioni inquietanti, che scandiscono il crescendo di tensione fino all’esplosione finale.
Il confronto finale
Quando Sofia scopre la vera identità di Giulia, il gioco è ormai compiuto. Marco si trova intrappolato in uno scandalo costruito ad arte: frodi fiscali, corruzione, tradimenti pubblici. Tutto architettato dalla donna che pensava fragile e dipendente. Ma la scena più potente non è quella dello scandalo, bensì quella del confronto.
Tre personaggi, in una stanza spoglia, si parlano con la voce rotta e gli occhi gonfi di verità. Giulia non cerca più vendetta: vuole giustizia. Ma anche la giustizia ha un prezzo. Un colpo di pistola? Un arresto? Un suicidio? Il film non sceglie la via più facile. Lascia che il finale si consumi nel silenzio, in una decisione che spetta allo spettatore interpretare.
Il potere femminile e la decostruzione della coppia
“Tradimento” è anche una potente riflessione sul ruolo della donna nella coppia contemporanea. Giulia non è un’eroina né un’antagonista. È un personaggio complesso, stratificato, umanamente imperfetto. La sua trasformazione è al tempo stesso liberatoria e disturbante. Sofia, che potrebbe sembrare solo una “rovinafamiglie”, si rivela invece vittima delle stesse dinamiche tossiche.
Marco, per contro, rappresenta l’uomo che si crede intoccabile, protetto dal privilegio, dalla carriera, dal carisma. Ma alla fine, il potere non sta nei soldi, né nei tribunali. Sta nella verità.
Una sceneggiatura ricca di dialoghi taglienti
I dialoghi sono uno dei punti forti del film. Frasi secche, a volte poetiche, spesso affilate come rasoi:
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“L’amore è una trappola, e tu eri il mio carceriere preferito.”
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“Non ti odio per avermi tradita. Ti odio per aver pensato che non me ne sarei accorta.”
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“Non c’è cosa più pericolosa di una donna che ha smesso di amare.”
Ogni battuta ha il peso di una rivelazione. E quando il silenzio cala, è solo per preparare il terreno a una verità ancora più atroce.
Accoglienza della critica
“Tradimento” ha ricevuto una standing ovation al Festival del Cinema di Venezia. La critica ha parlato di “una pellicola magnetica”, “un dramma psicologico che sfida le regole del genere” e “una prova d’attrice indimenticabile per Alba Rohrwacher”. Alcuni lo paragonano a classici come Gone Girl o La donna della porta accanto, ma con un’impronta tutta italiana: raffinata, lenta, viscerale.
Conclusione: una ferita che lascia il segno
“Tradimento” non si guarda, si subisce. Come un morso. Come uno schiaffo che ti risveglia da una lunga illusione. È un film che parla di noi, delle nostre paure più intime, del bisogno disperato di controllo in un mondo dove l’amore non basta più. È una storia che lascia lo spettatore inquieto, affascinato, forse un po’ spaventato da ciò che potrebbe riconoscere in sé stesso.
Perché, in fondo, chi non ha mai tradito? O pensato di farlo? O temuto di esserlo stato?
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