“Ciò che Lopez trovò avrebbe cambiato il destino di tutti.”

Era una notte fredda quando Lopez, con il sudore che gli imperlava la fronte, attraversava il giardino laterale della maestosa villa del Duca di Carry. Il suo cuore batteva forte, consapevole che ogni passo lo avvicinava a una verità capace di distruggere non solo il Duca, ma anche tutti coloro che erano coinvolti negli oscuri segreti tessuti tra le ombre dell’alta società.

Lopez inseguiva indizi da settimane. Il mistero che avvolgeva la morte di Han e il legame del Duca con una misteriosa rete di gioielli e identità false lo aveva condotto fin lì, fino a quell’istante. Un solo problema: introdursi nella casa del Duca non era solo pericoloso, ma quasi impossibile. Tuttavia, Vera, la giovane e coraggiosa cameriera, era stata la sua unica speranza. Con una copia delle chiavi, gli aveva facilitato l’ingresso, ma lo aveva anche avvertito delle conseguenze. Se qualcosa fosse andato storto, non solo avrebbe perso il lavoro, ma la sua stessa vita sarebbe stata in pericolo.

Lopez, però, non poteva arrendersi. “Se non lo faccio io, la verità non verrà mai a galla”, si disse. Con quella determinazione attraversò la porta posteriore della villa. L’odore di cera e legno antico lo accolse all’interno, mentre il cigolio delle assi sotto i suoi piedi lo teneva costantemente all’erta.

Vera, tremante ma risoluta, lo guidò lungo un corridoio buio, appena illuminato da una lampada a olio. Avvicinandosi a una porta socchiusa, una strana luce azzurrina e dei passi trascinati provenienti dall’interno li misero in allarme.

“Non entriamo lì,” sussurrò Vera tirandogli il braccio con apprensione. Ma Lopez, spinto dalla curiosità e dalla determinazione, spalancò la porta senza esitare.

Quello che videro li gelò.

La piccola stanza era colma di scatole e documenti, ma ciò che li fece sussultare fu un quaderno nero, aperto su un tavolo. Le sue pagine, scritte con calligrafia meticolosa, contenevano nomi, date e dettagli delle prossime spedizioni di gioielli. Alcuni nomi erano sottolineati in inchiostro rosso.

“Vera, questi sono i nomi falsi di cui ti parlavo,” disse Lopez a bassa voce, sfiorando con cautela le pagine. “E qui c’è la data della prossima spedizione… è domani notte.”

Ma prima che potessero riflettere, il rumore di passi veloci si avvicinò nel corridoio. La porta si spalancò di colpo ed una figura imponente apparve sulla soglia, illuminata solo dalla luce di una lanterna. Era il maggiordomo del Duca, e il suo sguardo non lasciava dubbi: li aveva riconosciuti.

Il silenzio si fece pesante. Vera, con gli occhi serrati per un istante, infilò una mano tremante nel grembiule e ne tirò fuori una piccola chiave avvolta in un panno. “È una copia della chiave del giardino posteriore,” mormorò. “Ti porterà nella cantina della villa. Non so perché lo stia facendo, ma devi stare attento.”

Lopez, con la gratitudine negli occhi, prese la chiave. “Grazie, ti prometto che non resterai coinvolta più del necessario. Quando tutto finirà, sarai al sicuro.”

Il giorno seguente, di Lopez non si ebbe più notizia a palazzo. La sua scomparsa non passò inosservata a Curro, che cominciò a preoccuparsi. Vera, invece, con lo sguardo carico d’incertezza, cercava disperatamente di mantenere la calma. La tensione era palpabile.

Il vero tormento arrivò quando comparve un bambino con un messaggio segreto di Lopez: “Se volete che Lopez torni vivo, smettete di cercarlo. Il tempo sta per scadere.”

Con il cuore in gola, Vera seguì le tracce fino a un vecchio mulino. Ciò che trovò la lasciò senza fiato: una lettera di Lopez che le indicava di essere stato scoperto e che doveva seguire le sue impronte. Senza esitare, scese lungo una scala che portava a un tunnel oscuro e angusto. L’aria odorava di terra bagnata e umidità. Il pericolo era più vicino che mai.

E il peggio doveva ancora venire.

Mentre Vera continuava la sua ricerca, Curro e Pia, sempre più preoccupati, tentavano di rintracciare i movimenti di Lopez. Quando infine egli tornò, stringendo fra le mani una piccola cassa di legno, le prove che portò con sé furono devastanti. All’interno, trovarono documenti che mostravano il legame del Duca, di Leocadia e di Lorenzo con una rete criminale di gioielleria mortale, che usava sostanze tossiche nei gioielli per uccidere le vittime.

“Questo è ciò che hanno fatto a Han,” disse Lopez con voce grave.

Lopez, Curro e Manuel sapevano che la verità doveva essere rivelata. Quella stessa notte, durante una festa in cui si celebrava la nomina di Adriano a Conte, Manuel colse l’occasione. Davanti a tutti, mostrò la cassa con i documenti e li presentò ai nobili presenti, svelando il coinvolgimento del Duca nei crimini.

Seguì il caos. Le accuse volarono e la sala si riempì di mormorii. Lisandro, il Duca, tentò di negare le prove, ma il suo volto tradiva un panico inconfondibile. Leocadia, visibilmente scossa, cercò di fuggire, ma le autorità erano già in arrivo. Il colpo finale giunse quando le guardie arrestarono il Duca, Leocadia e Lorenzo per i loro crimini.

La giustizia era finalmente arrivata, seppur tardi, per smascherare una rete di inganni, tradimenti e morte. Eppure, nonostante la vittoria, il sapore era amaro.

La verità sulla morte di Han è davvero venuta completamente a galla, o ci sono ancora segreti nascosti? Quali altri colpi di scena ci sorprenderanno nei prossimi episodi?