Una notte inquietante cala sulla tenuta de La Promessa, ma non è la solita oscurità campestre, interrotta dal canto dei grilli o dall’occasionale abbaiare di un cane lontano. Questa volta, l’atmosfera è densa, quasi soffocante. Un velo di paura, sottile ma penetrante, sembra avvolgere ogni angolo della finca, rendendo ogni sussurro del vento un presagio, ogni ombra un potenziale pericolo.
Nel cuore della cucina, dove il calore della stufa si è ormai spento lasciando spazio a un freddo tagliente, tre figure si muovono con discrezione, illuminate solo dal tremolio delle candele. Curro, Pía e Lope si sono dati appuntamento in gran segreto. Nessuno può sapere ciò che hanno scoperto: potrebbe mettere in pericolo non solo le loro vite, ma quelle di tutti gli abitanti de La Promessa.
Sul tavolo di legno, tra briciole dimenticate e resti di una cena frettolosa, giace una piccola scatola. Dentro, un braccialetto bellissimo ma maledetto. Non si tratta solo di un gioiello: è un’arma silenziosa, letale. Nel doppio fondo di una valigia hanno trovato cianuro, in quantità sufficiente per uccidere un cavallo… o, peggio, un uomo.
Curro, il primo a parlare, sussurra la conferma che nessuno voleva sentire. Non ci sono dubbi: è veleno. Le sue mani tremano mentre si asciuga il sudore dalla fronte con un fazzoletto, nonostante il gelo che avvolge la stanza. L’aria stessa sembra farsi pesante, densa di terrore.
Pía, la sempre composta e razionale governante, mostra per la prima volta una fragilità inattesa. Le sue mani sono strette in grembo, le nocche bianche. “Perché?”, sussurra con voce rotta. “Perché avvelenare un bracciale?” La mente logica di Pía si ribella a quell’idea assurda. Un ladro ruba per denaro, non per uccidere. C’è qualcosa di molto più oscuro in gioco.
Ma è Lope a offrire la teoria più agghiacciante. Il furto, dice, potrebbe essere solo una copertura. Forse l’obiettivo non era il gioiello… ma la persona che lo avrebbe ricevuto. Le sue parole gelano il sangue di tutti e tre. Se il bracciale era destinato a qualcuno all’interno della finca, allora l’assassino è ancora lì, nascosto tra loro. Magari condivide la tavola con loro ogni giorno, sorride, conversa, e intanto aspetta il momento giusto per colpire di nuovo.
Il tempo stringe. È necessario agire, subito. Aspettare significherebbe dare al colpevole l’opportunità di distruggere le prove, o peggio, di colpire ancora. Nasce allora un piano coraggioso, forse disperato, ma l’unico possibile.
Il punto di partenza è il gioielliere Julián de la Cerna. Lope, con la sua innata astuzia, sarà incaricato di distrarlo, allontanandolo dalla sua bottega con una scusa convincente. Fingendo di rappresentare un nobile interessato a una creazione esclusiva, saprà come lusingare l’ego dell’artigiano e tenerlo lontano abbastanza a lungo.
Intanto, Pía si introdurrà nel negozio come una cliente qualsiasi. Una volta all’interno, simulerà un malore – un svenimento, una crisi nervosa – qualsiasi cosa per richiamare l’attenzione di tutti i dipendenti e spostarli dal banco. In quel momento, mentre la confusione regnerà sovrana, Curro entrerà in azione. Avrà solo pochi minuti per cercare ulteriori prove, ma quei minuti potrebbero bastare per far crollare l’intera menzogna.
Il patto tra i tre non ha bisogno di strette di mano. Una sola occhiata complice, piena di determinazione, è sufficiente. Sono solo un domestico, una governante e un cuoco. Ma quella notte diventano investigatori improvvisati, spinti non solo dalla sete di giustizia, ma anche dalla paura primitiva di essere le prossime vittime.
I corridoi della finca, una volta familiari e rassicuranti, ora sembrano minacciosi. Ogni scricchiolio del legno, ogni sussurro del vento, potrebbe nascondere una presenza nemica. L’intera notte trascorre in uno stato di tensione e preparazione. Ognuno di loro ripassa mentalmente il proprio ruolo, sapendo che ogni minimo errore potrebbe costare caro.
All’alba, la luce del sole non solo illuminerà La Promessa, ma potrebbe anche portare alla luce il segreto meglio custodito della tenuta. Se tutto va secondo i piani, quel giorno potrebbe segnare la fine dell’inganno. Ma se qualcosa va storto, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Curro si prepara al suo compito con una determinazione mai vista prima. Sa che la missione è pericolosa, ma sa anche che non possono più vivere nella paura, sotto lo stesso tetto di un assassino. “Non possiamo ignorare ciò che sappiamo”, dice a Pía. Lei lo guarda con fermezza. “La verità è l’unica salvezza.”
Lope, da parte sua, si arma di coraggio. Sa bene che ogni parola dovrà essere calibrata, ogni gesto calcolato. Ma il suo talento nel raccontare storie e manipolare le situazioni sarà la loro arma più preziosa.
Pía, la più coraggiosa dei tre, è pronta a rischiare la propria incolumità pur di salvare gli altri. Sa che fingere un malore è pericoloso: potrebbe essere scoperta, accusata, o peggio. Ma il suo senso del dovere e il desiderio di proteggere gli innocenti sono più forti della paura.
Il destino di tutti è ora nelle mani di tre servitori che hanno deciso di non rimanere in silenzio. In un mondo dominato da gerarchie rigide e segreti sepolti, Curro, Pía e Lope rappresentano la speranza. Speranza che la verità venga a galla. Speranza che la giustizia prevalga.
Ma il pericolo è ovunque. L’assassino potrebbe osservare da lontano, già sospettoso. Ogni movimento deve essere preciso, ogni secondo utilizzato al meglio. Non c’è spazio per l’errore.
La mattina seguente, La Promessa si sveglierà ignara del rischio che corre. Ma in mezzo alla normalità apparente, un piano coraggioso è in atto. Riusciranno Curro, Pía e Lope a smascherare il colpevole? O verranno scoperti prima di compiere la loro missione?
Una cosa è certa: questa non è più solo una tenuta elegante e silenziosa. È un campo di battaglia invisibile, dove la posta in gioco è la vita stessa. E i nostri protagonisti sono pronti a tutto pur di impedire che il male trionfi.