Preparatevi a una rivelazione sconvolgente che esporrà gli inganni più profondi, le passioni proibite e i tradimenti inimmaginabili che si annidano tra le mura di Depramis! Vi siete mai chiesti fino a che punto un uomo si spingerebbe per proteggere il suo nome? O cosa fareste se scopriste un patto oscuro sigillato nel sangue e nelle bugie?

Alonso, signore indiscusso della tenuta, credeva di avere il mondo ai suoi piedi. Ma non sapeva che il suo passato stava per emergere, famelico come un lupo. La giornata era iniziata come tante altre, con la luce del sole che filtrava dalle finestre gotiche della sala principale, illuminando tappeti damascati e ritratti ancestrali. Immacolato nel suo abito scuro, Alonso stava per cedere i suoi preziosi vigneti a Lisandro, il Duca di Carvajal y Cifuentes, ignaro che quel gesto definitivo avrebbe sigillato la sua rovina. L’antico legno della scrivania vibrava leggermente sotto la sua mano, come se cercasse di avvertirlo di un pericolo imminente. Poi, in un batter d’occhio, la porta si spalancò. Catalina irruppe, con il cuore che le batteva forte e gli occhi fiammeggianti.

Nessuno avrebbe osato interrompere una cerimonia così formale, ma lei gridò: “Padre, posa subito quella penna!” Il Duca Lisandro, con un sorriso da serpente, osservò la scena con disprezzo, sebbene un lampo di nervosismo gli attraversasse gli occhi. Curro, trattenendo il respiro, avanzò, stringendo una scatola di cedro, le nocche bianche di tensione. Dietro di lui c’erano Ricardo, l’impassibile maggiordomo, Romolo, il giardiniere dal cuore nobile, e Adriano, il figlio più giovane, segnato da un dolore antico. Il mormorio dei servi morì in un silenzio di morte. Alonso abbassò lo sguardo, perplesso. “Catalina, cosa sta succedendo?”

“Non sono più Catalina, ma Catalina Lujan, erede di un crimine troppo a lungo taciuto”, rispose lei, sollevando una pila di lettere ingiallite. Poi, con ferma decisione, posò un braccialetto di smeraldi lucidi sulla scrivania, che brillava alla luce del mattino come promesse nascoste. Il Duca Lisandro si schiarì la gola. “Che teatro ridicolo. Lascialo firmare, e te ne pentirai.” Il suo sorriso vacillò quando Ricardo, con voce ferma, srotolò una gigantesca pergamena. Era il diario segreto di Elvira Lujan, la figlia prediletta del Marchese, misteriosamente scomparsa due decenni prima.

Ricardo tenne una candela sulle pagine mentre Romolo reggeva un antico calamaio sbiadito. Ogni parola evocava orribili sofferenze: le promesse infrante di Lisandro, i sottili ricatti, la violenza silenziosa che aveva frantumato l’anima di Elvira—parole scritte con lacrime e sangue, che tessevano un legame indissolubile tra passato e presente. L’aria nella stanza divenne densa come braci. Alonso sentì la pelle rabbrividire, come se ogni fibra del suo essere percepisse la ragnatela oscura tessuta negli anni. Lisandro tentò di strappare il diario dalle mani di Ricardo, ma Adriano intervenne. “Non toccherai quelle pagine finché non pagherai per i tuoi fantasmi.”

La luce catturata da un antico specchio proiettava ombre inquietanti sulle pareti, trasformando ogni volto in una maschera di paura e sfida. Catalina, a testa alta, narrò con dettagli agghiaccianti la notte tempestosa in cui Elvira fu rinchiusa in una capanna abbandonata, sola contro il mondo. Lisandro alzò…