🕯️ Ritorno dall’Oscurità: la verità su Lisandro esplode… con Jana a guidare la rivolta!
Lisandro aveva un piano. Sottile, infido, avvolto nel mistero e nella crudeltà. Si era imposto come il nuovo fulcro oscuro del palazzo Luján, con l’obiettivo di annientare lentamente Manuel, colpendolo dove faceva più male: il ricordo di Giana, la moglie perduta. Le sue insinuazioni, i suoi sussurri avvelenati, le provocazioni pubbliche e private, tutto aveva un unico scopo: distruggere l’anima di un uomo già spezzato. Ma non aveva previsto l’imprevisto. Non aveva previsto Jana.
La guerra psicologica
Lisandro iniziò un assalto quotidiano e raffinato: parole velenose pronunciate a mezza voce, insinuazioni lanciate durante le passeggiate nei giardini, domande cariche di sarcasmo nei corridoi. “Forse non è solo il lutto… forse c’è qualcuno di nascosto, un amante?” domandava con un sorriso beffardo. Ogni frase un chiodo. Ogni parola una lama.
Manuel resisteva. Tentava. Ma quando Lisandro pronunciò con disprezzo: “Giana è passata. È ora di superarla. Lei non tornerà mai più”, qualcosa si spezzò. Lo scontro fisico fu inevitabile. Davanti a tutti, tra cristalli e posate d’argento, Manuel esplose. Un pugno. Un grido. E il caos.
La lettera e lo scandalo
In quel salone elegante, mentre Curro cercava di trattenere Manuel e Leocadia fingeva sconcerto (ma sorrideva tra sé), Vera fece un passo avanti. Tremante, con un foglio in mano, dichiarò: “Ho le prove. Lisandro non è chi dice di essere.” Il documento trovato nella stanza di Giana, scritto dalla sua mano, metteva tutti in guardia. “Se qualcosa mi dovesse accadere, non fidarti di Lisandro. Fingere è il suo mestiere.”
Il gelo calò nella sala. Gli sguardi si fecero taglienti. Lisandro sbiancò. Leocadia si irrigidì. Ma fu solo l’inizio.
Curro all’attacco
Curro, mosso dalla rabbia e dal senso di giustizia, decise di scendere sul campo. Indagò tra gli archivi dimenticati, trovò nomi, firme, date. Documenti che legavano Giana a Lisandro ben prima della sua scomparsa. Un puzzle oscuro prendeva forma. E la verità cominciava a emergere: Lisandro non era un duca. Non lo era mai stato.
Ma Curro scoprì anche qualcosa di peggiore. Spiarli di notte, ascoltare dietro le porte, seguire figure incappucciate nei corridoi… lo portò a sentire una conversazione tra Lisandro e Leocadia: “Lo esilieremo. Manuel sarà finito. Il palazzo sarà nostro.” E poi, quelle risate soffocate, quei baci. Il tradimento era totale, intimo, velenoso.
L’accusa pubblica
La cena organizzata da Leocadia fu il teatro perfetto. Tutti presenti. Tutti ignari. Curro si alzò, con voce ferma: “Lisandro non è un duca. E ha una relazione con Leocadia. Ho sentito tutto. E Giana… non è morta.”
Lisandro negò. Leocadia lo chiamò folle. Ma Curro posò una lettera sul tavolo, la stessa di Giana. Vera la lesse ad alta voce. E fu come se l’intero palazzo trattenesse il respiro.
Poi accadde l’impossibile.
Jana è viva
La porta si aprì. Tutti si voltarono. E lì, nel silenzio che annullava ogni respiro, Jana entrò. Viva. Fiera. Serena. “Credo che la rivelazione di Curro non sarà l’unica della serata”, disse. Il mondo sembrò fermarsi.
Il suo sguardo incrociò quello di Manuel. Nessuna parola. Solo un abbraccio eterno che spezzò ogni tensione. Ma le sue parole furono un colpo di cannone: “Volevate la mia scomparsa. Ci siete quasi riusciti. Ma ora sono tornata, e parlerò.”
Il volto vero del Duca
Lisandro, colto in flagrante, perse la maschera. Il sangue gli pulsava alle tempie. Provò a negare, a manipolare. Ma il danno era fatto. Alonso, con voce fredda, sentenziò: “Verrai interrogato. E tu, Leocadia, lascerai questo palazzo. Ora.”
Il bicchiere si spezzò tra le dita di Lisandro. Leocadia strinse i denti. Ma tutti capirono: la guerra vera era appena iniziata.
🎬 La Promessa si trasforma da melodramma romantico a thriller psicologico tra identità false, vendette orchestrate e ritorni inaspettati. La battaglia per la verità non è finita. La prossima mossa spetta a Jana.