LA PROMESA… COSA NASCONDE IL DIARIO DI EUGENIA?

Una verità scioccante giaceva nascosta tra le pagine di un diario consunto e le ombre profumate della serra del Palazzo Promesa. Quando Pia conduce Curro in un angolo segreto del giardino, è chiaro che non si tratta di una semplice confidenza, ma di una rivelazione capace di distruggere intere certezze. Avvolta nel silenzio irreale del tramonto e tra il fruscio ipnotico della vegetazione, Pia estrae un oggetto proibito: una bottiglietta contenente un liquido ambrato. È veleno. Un preparato letale, capace di minare lentamente la mente di chi lo assume.

Pia, con voce rotta dalla paura, rivela a Curro che la sostanza è stata analizzata dal farmacista Anselmo: un composto psicotropo che genera deliri, allucinazioni e perdita progressiva della memoria. La domanda di Curro è quasi scontata e tremenda al tempo stesso: «Eugenia l’ha bevuto?». Pia conferma, in lacrime, ricordando come la donna fosse caduta in un abisso di confusione, tormentata da visioni e impossibilitata a esprimersi lucidamente. La verità che Curro aveva sempre sospettato si manifesta in tutta la sua crudezza: Eugenia non era malata di mente, era stata lentamente avvelenata.

Il diario della marchesa ne è la prova più devastante: pagine straziate da una mente in frantumi, piene di frasi sconnesse e grida disperate. “Mi guardano come una cavia”, si legge tra le righe. Una confessione straziante che diventa urlo silenzioso contro un sistema corrotto.

Pia rivela il nome dell’aguzzino: Lorenzo dell’Amata, un uomo dall’aspetto impeccabile ma dall’animo marcio. Pubblicamente affabile, si rivela in realtà il burattinaio spietato di un piano di annientamento psicologico. Ma Pia e Curro non restano immobili. Raccolgono tutte le prove: il diario, un campione del veleno, il rapporto tecnico di Anselmo e perfino un fazzoletto impregnato della sostanza tossica.

Romulo, il maggiordomo leale, si reca in gran segreto dalla Guardia Civil con un messaggio criptato. Il sergente Burdina, uomo inflessibile e temuto per la sua integrità, non esita: si reca al Palazzo Promesa insieme a due agenti. Le prove vengono esaminate con scrupolo in una sala immersa nella penombra. Ogni oggetto, ogni parola del diario, ogni sussurro di verità scolpisce nella mente dell’ispettore un quadro chiaro: Eugenia è stata vittima di un avvelenamento sistematico e pianificato.

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All’alba, mentre Lorenzo legge tranquillo il giornale nel suo rifugio, ignaro del destino imminente, viene sorpreso dagli agenti. In un momento carico di tensione, Burdina lo arresta formalmente per omicidio premeditato e complicità nell’avvelenamento della marchesa Eugenia.

Il volto arrogante di Lorenzo si trasforma in una maschera di incredulità. Ma non è il solo a cadere: Leocadia e la marchesa Cruz, coinvolte in modo ambiguo e omertoso, assistono alla scena senza battere ciglio. Quando il marchese Alonso, stravolto, cerca spiegazioni, Leocadia, glaciale, confessa senza rimorsi: “Il lavoro era di Lorenzo, io ho solo osservato.”

Come se non bastasse, compare anche Lisandro, il duca, convinto che il suo titolo possa salvarlo. Ma Burdina è irremovibile: “La nobiltà non è scudo contro la legge.” Anche il suo nome è emerso nell’indagine, e il suo arresto è inevitabile.

Con tre figure centrali della nobiltà smascherate, il palazzo precipita in uno stato di sgomento. Servitori e ospiti, attoniti, osservano la scena. Il luogo una volta simbolo di eleganza e potere si tramuta in una rovina morale, un mausoleo delle verità sepolte.

Qualche giorno dopo, si tiene un intimo funerale per Eugenia. Il suo ritratto, prima dimenticato, ora occupa il posto d’onore nella sala principale, illuminato da un raggio di sole che sembra restituirle dignità. Curro, con la voce rotta, ma fiera, le rende omaggio. Depone ai piedi del suo ritratto una tuberosa bianca, simbolo di purezza e memoria. Il silenzio che segue è carico di giustizia.

La verità è emersa. I colpevoli sono stati smascherati. Ma i corridoi del Palazzo Promesa, ancora colmi di segreti, nascondono forse altre trame. Quali alleanze oscure si celano ancora tra quelle mura? Chi altro ha taciuto?

Questa è solo una pagina del diario dell’orrore che ha colpito Eugenia. Il suo ricordo, finalmente onorato, è un monito a non smettere mai di cercare la verità, anche quando è dolorosa e scomoda.

Restate con noi per scoprire i prossimi colpi di scena. Perché a La Promesa, ogni sguardo può nascondere un tradimento, ogni parola può essere veleno e ogni silenzio può gridare più forte di mille accuse.

La giustizia ha parlato. Ma la vendetta… potrebbe essere appena iniziata.

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