Tutti a La Promessa credevano che Jana Expósito fosse morta.
Qualche mese prima, era scomparsa nel caos di un tradimento sanguinoso, abbandonata a terra, ferita e senza speranza, dalla potente famiglia Luján.
Ma la morte non l’aveva reclamata.
Il fuoco del tradimento l’aveva forgiata in qualcosa di diverso — non più una vittima, ma un’arma affilata, fredda e implacabile.
La sua rinascita cominciò tra le pieghe nascoste delle montagne andaluse.
Un vecchio pastore, dal volto scavato dal vento e dal sole, la trovò e la portò in un villaggio remoto, un luogo diverso da qualsiasi altro: una comunità costruita sulla fiducia reciproca, sull’autosufficienza e sulla resistenza silenziosa contro il potere aristocratico.
All’inizio, Jana non era che un’ombra di se stessa. Il corpo rotto, la mente avvolta da un dolore che pareva infinito.
Le giornate scorrevano lente: il calore di un fuoco condiviso, il profumo pungente delle erbe medicinali, il pane appena sfornato passato di mano in mano, e sguardi che non giudicavano ma comprendevano.
Poco a poco, la ferita del corpo si richiuse, ma quella dell’anima si trasformò in qualcos’altro: un giuramento.
Fu lì che incontrò Mateo, un anarchico in esilio, con occhi che ardevano di rabbia e convinzioni incrollabili.
Non vedeva in lei una donna da compatire, ma la prova vivente della corruzione e della crudeltà della nobiltà.
Sotto la sua guida, la vendetta personale di Jana cominciò a fondersi con un obiettivo più grande: non solo distruggere la famiglia Luján per vendicare sua madre Dolores, ma colpire l’intero sistema marcio che essi rappresentavano.
Il primo colpo del Fantasma
Dalle montagne, Jana e la rete di Mateo cominciarono a colpire i punti più fragili dei Luján: il denaro e la reputazione.
Il primo bersaglio fu Lorenzo de la Mata. Un telegramma falsificato bloccò il suo più redditizio contratto di forniture militari. I pagamenti si interruppero, i soci d’affari iniziarono a diffidare di lui, e la paranoia iniziò a consumarlo.
Il secondo colpo fu diretto a Cruz Izquierdo, la marchesa di Luján. Jana sfruttò la sua vanità e la paura del disonore sociale.
Un articolo, abilmente costruito e pubblicato su un influente giornale liberale, sussurrava di un antico scandalo — dettagli che solo Jana poteva conoscere — e si diffuse nei salotti di Madrid come veleno sottile.
Cruz rise pubblicamente, ma nelle sue stanze private la tensione crebbe, alimentata da incubi di vergogna e rovina.
Il “fantasma” li stava già tormentando, e ancora non sapevano che era tornato tra loro.
Il cavallo di Troia
Per infliggere il colpo finale, Jana doveva tornare dentro La Promessa.
Sotto le mentite spoglie di Elena Madero, elegante dama di compagnia di una fittizia Doña Inés de Villalonga, fece il suo ingresso nel palazzo a bordo di un’auto di lusso.
La trasformazione era completa: capelli acconciati con cura, accento cancellato, modi raffinati e gesti aristocratici perfetti.
Camminando tra le stesse sale in cui, un tempo, era stata solo una semplice domestica, ora si muoveva silenziosa, come un’ombra che osserva e ascolta ogni sussurro, ogni confessione detta senza prudenza.
I suoi scambi con Cruz erano duelli sottili, mascherati da conversazioni educate. Ogni frase era un seme di sospetto piantato nel terreno già fertile della diffidenza familiare.
Ma i momenti più difficili arrivavano con Manuel.
Lui percepiva un legame inspiegabile con questa “Elena”, un velo di tristezza dietro i suoi occhi calmi.
Per Jana, ogni incontro era una lama nel cuore: il ricordo di un amore che aveva sepolto sotto strati di rancore e rabbia.
Doveva restare fredda, anche se ciò significava ferirlo con il suo distacco.
Tessere l’alleanza
Jana sapeva che non poteva combattere da sola. Due alleati emersero, uniti a lei non dalla lealtà, ma da ferite comuni.
Pía, la governante, era legata a Jana da un segreto mortale del passato. La minaccia di rivelarlo assicurava la sua collaborazione.
Curro, fratello di Jana, aveva subito l’umiliazione e il disprezzo di Lorenzo. Jana alimentò il suo rancore e la sua sete di riscatto, convincendolo a spiare per lei.
Lui sarebbe stato il pugnale che un giorno lei avrebbe affondato nel cuore del capitano.
L’inizio della caduta del Capitano
Il primo colpo diretto dall’interno del palazzo era pronto.
Una notte, seguendo le istruzioni di Jana, Curro si introdusse nello studio di Lorenzo e trovò un registro nero in pelle nascosto dietro una libreria: prove inconfutabili di affari illeciti.
Era la mossa d’apertura di una partita a scacchi che Jana preparava da mesi.
Passo dopo passo, i padroni orgogliosi de La Promessa venivano smantellati dall’interno, dalla stessa “morta” che avevano tentato di seppellire.
Ma la guerra di Jana era appena iniziata.
Lei era un fantasma in mezzo a loro, capace di sorridere alla tavola della famiglia mentre tesseva la loro rovina.
Trasformava l’orgoglio, l’avidità e i segreti dei Luján in armi da rivolgere contro di loro.
Tra quelle mura, ogni parola poteva essere una trappola.
Ogni sguardo, un avvertimento mascherato.
E quando il momento sarebbe arrivato, la sua vendetta non sarebbe stata servita fredda: sarebbe stata inflitta nel cuore stesso del nemico, con la precisione di chi non dimentica… e non perdona.