Nel cuore di Roma, tra pareti eleganti, salotti raffinati e silenzi carichi di tensione, si consuma una tragedia moderna. Tradimento, il nuovo film diretto da Giulia Rinaldi, non è una semplice storia di infedeltà coniugale. È un thriller psicologico potente, dove ogni sguardo nasconde un segreto, ogni abbraccio è un inganno e ogni parola detta… è solo metà della verità.
Con una narrazione lenta e ipnotica, il film ti trascina dentro un abisso emotivo in cui i personaggi lottano per sopravvivere non solo agli altri, ma a se stessi.
L’apparenza inganna
Laura (interpretata da Jasmine Trinca) è una donna colta, elegante, apparentemente felice. Ha un marito affascinante, Andrea (interpretato da Alessandro Borghi), architetto di fama, un figlio adolescente che adora e una carriera da gallerista in piena ascesa.
Ma basta un dettaglio a incrinare la perfezione: un orecchino ritrovato sotto il letto, un messaggio cancellato di fretta, una carezza diventata improvvisamente distante.
Laura, inizialmente incredula, inizia a sospettare. Ma la verità che troverà sarà molto peggiore di quanto immaginasse.
Un doppio tradimento
Il “tradimento” di Andrea non è solo fisico. Laura scopre che l’uomo con cui ha condiviso vent’anni di vita ha anche una doppia identità finanziaria: conti all’estero, società fittizie, viaggi d’affari che nascondevano molto più di un’amante. Andrea ha costruito un impero parallelo… senza che lei ne sapesse nulla.
Ma il vero colpo di scena arriva quando Laura scopre chi è la donna con cui Andrea l’ha tradita: Marta, la sua migliore amica d’infanzia, una donna che lei stessa aveva salvato anni prima da un matrimonio violento.
La ferita si trasforma in furia.
Un piano oscuro
Laura, devastata, non crolla. Anzi. Con la lucidità di chi ha perso tutto, comincia a progettare la sua vendetta. Ma questa non sarà una vendetta impulsiva. Sarà meticolosa, sottile, crudele.
Con l’aiuto di un investigatore privato e dell’hacker amico del figlio, Laura costruisce un dossier dettagliato su Andrea e Marta. Ogni bugia, ogni firma falsa, ogni spostamento bancario: tutto documentato. Non vuole solo distruggere il matrimonio. Vuole distruggere le loro vite.
Ma mentre il suo piano prende forma, qualcosa cambia: Laura si rende conto che il vero nemico non è solo Andrea… ma la versione di se stessa che ha accettato per anni la menzogna in cambio della stabilità.
La rivelazione: chi ha tradito per primo?
Nel terzo atto del film, il gioco si ribalta. Andrea scopre che Laura lo sta spiando. Ma invece di reagire con rabbia, le propone un accordo: “Se vuoi che la verità venga a galla, portiamola tutta alla luce. Anche quella che riguarda te.”
Qui arriva il vero shock: Laura, anni prima, aveva avuto una relazione segreta con il padre di Marta. Un amore proibito, taciuto, che aveva lasciato una cicatrice indelebile nella psiche dell’amica. Marta, distrutta da quell’abbandono e da un aborto spontaneo subito in silenzio, non aveva mai perdonato Laura. E ora, sedurre Andrea era solo una tappa del suo piano per farla soffrire.
Il tradimento diventa circolare, un incubo senza uscita.
Una cena, tre coltelli invisibili
La scena madre – una cena tra Laura, Andrea e Marta – è una vera lezione di scrittura drammatica. Nessuno alza la voce. Nessuno si insulta. Ma ogni parola è un affondo.
Laura confessa di sapere tutto. Marta rivendica la sua “vendetta poetica”. Andrea, inaspettatamente, crolla: “Ho sbagliato tutto, ma siete voi due a portare il veleno dentro da sempre.”
La tensione esplode in silenzi. Il figlio di Laura, che ha ascoltato la conversazione in segreto, lascia la casa il giorno dopo. Non vuole più vedere nessuno dei tre.
Il finale è devastante: Laura resta sola. Marta sparisce. Andrea viene indagato per frode e appropriazione indebita. Ma nessuno vince. Il tradimento ha consumato tutti.
Regia e atmosfere: claustrofobia emotiva
Giulia Rinaldi costruisce un film visivamente magnetico: interni bui, sguardi riflessi in specchi incrinati, primi piani dolorosi che non concedono tregua allo spettatore. La musica minimalista, spesso ridotta a pochi accordi ossessivi, accompagna ogni sequenza come un respiro che si fa più corto.
Roma non è mai sembrata così fredda, così distante. I vicoli che di giorno brulicano di vita diventano, di notte, scenari da incubo esistenziale, perfetti per questa storia in cui nessuno è innocente.
Interpretazioni straordinarie
Jasmine Trinca offre un’interpretazione intensa, stratificata, tutta giocata tra il dolore trattenuto e la furia gelida. La sua Laura non piange mai in scena – e proprio per questo fa male da morire.
Alessandro Borghi riesce nell’impresa di rendere Andrea umano, pur senza giustificarlo. Un uomo che affonda nella sua stessa menzogna e che, alla fine, non sa più chi è davvero.
Ambra Angiolini, nel ruolo di Marta, è magnetica. Ogni scena con lei è una lama sottile: non sai mai se stai guardando una vittima o una carnefice.
Tradimento: uno specchio crudele
Il film non offre facili morali. Non cerca colpevoli o assoluzioni. Ma pone domande scomode:
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Quante verità non diciamo per non distruggere ciò che amiamo?
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E quante bugie siamo disposti a tollerare per non restare soli?
Tradimento non è un film da dimenticare. È una ferita che si apre lentamente, che brucia anche dopo i titoli di coda.
E quando lo schermo si spegne, resta una sola domanda: chi stiamo davvero tradendo… se non noi stessi?