Il tempo delle bugie è finito.
La verità, seppur taciuta e manipolata con cura per troppo tempo, torna finalmente a galla, e lo fa nel modo più brutale e sconvolgente che La Promessa abbia mai vissuto.
Eugenia, per mesi, è stata considerata solo una vittima fragile di un destino crudele. Ma dietro la facciata del dolore e della follia, si celava un piano oscuro, orchestrato da chi avrebbe dovuto proteggerla.
Tutto comincia con un’immagine: Curro, in piedi di fronte al ritratto di sua madre, incapace di trattenere le lacrime.
Nel suo sguardo c’è la promessa di giustizia, la ferita aperta di un figlio che ha perso troppo presto chi lo amava davvero. Ma ciò che più lo brucia è il sospetto che dietro alla morte di Eugenia ci siano nomi familiari: Lorenzo, Leocadia, Lisandro.
Curro non crede alla versione ufficiale. Eugenia non si è gettata dalla scogliera in preda a un raptus. Qualcosa non torna. Troppi silenzi. Troppi dettagli che non combaciano.
Ed è Pía, con la sua intelligenza e sensibilità, a diventare sua alleata. Tra i due nasce una complicità silenziosa, una missione comune: scoprire cosa è successo davvero.
I primi sospetti
I due iniziano a investigare in segreto. Pía trova nella stanza di Leocadia un diario di Eugenia, nascosto con cura tra i suoi effetti personali.
Le pagine parlano di confusione, di stanchezza improvvisa, di un tè che sapeva sempre uguale e che le lasciava la mente annebbiata.
“Mi osservano. Non sono più me stessa. D. lo sapeva.”
È una frase che ghiaccia il sangue a Curro. Sua madre sapeva di essere manipolata. Lottava, ma qualcosa la stava lentamente spegnendo.
La prova decisiva
Approfittando dell’assenza di Lorenzo, Pía entra nella vecchia stanza di Eugenia, oggi parzialmente riutilizzata dal marchese.
Tra i tessuti e i libri trova un flacone vuoto avvolto in un fazzoletto azzurro.
Lo fa analizzare da un erborista fidato: il risultato è agghiacciante.
Quel flacone conteneva un infuso raro capace di compromettere la lucidità mentale, un sedativo della volontà usato in piccole dosi — spesso nel tè — per provocare disorientamento, deliri e perdita di memoria.
Pía, sconvolta, si affretta da Curro. “Era tutto vero. Le stavano somministrando questa sostanza, giorno dopo giorno. Eugenia non era impazzita. L’hanno portata al limite.”
Il flacone era nascosto proprio nella stanza di Lorenzo. Troppo per essere una coincidenza.
L’arresto
Ora, con le prove in mano, Curro e Pía si presentano al sergente Burdina. Gli consegnano i diari di Eugenia, il referto dell’erborista, la testimonianza di ciò che hanno scoperto.
Burdina è scettico all’inizio, ma pagina dopo pagina il suo volto cambia.
“Qui c’è un piano di avvelenamento premeditato,” dichiara infine, “una donna ridotta al silenzio dentro la sua stessa casa. Questo è un crimine. E i responsabili devono pagare.”
Pochi minuti dopo, il sergente entra nel giardino del palazzo, accompagnato da due guardie.
Lorenzo è lì, seduto come ogni giorno a leggere il giornale.
“Signor Lorenzo, la dichiaro in arresto per avvelenamento, coercizione e manipolazione ai danni della signora Eugenia Esquiedo.”
Lorenzo, colto di sorpresa, esplode in una risata isterica. “Mi arrestate? Ma siete pazzi? E Leocadia? E Lisandro? Loro erano con me. Erano complici!”
Leocadia, accorsa nel frattempo, non lo guarda nemmeno. Nessuna difesa. Nessuna parola. Solo silenzio.
“Mi lasci qui, Leocadia? Dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme?”
“Hai fatto le tue scelte, Lorenzo,” risponde lei, fredda.
Lisandro, chiamato subito dopo, entra accompagnato da due agenti. Fiero, arrogante, ma appena vede la scena cambia espressione.
Tenta la difesa: “Ho l’immunità! Non potete toccarmi!”
“Non hai immunità contro la verità, Duca,” ribatte Burdina.
Giustizia e silenzio
Alonso, testimone della scena, interviene.
“Non permetterò che questa casa continui a essere contaminata da bugie. Tutti i responsabili devono essere allontanati immediatamente. La Promessa non sarà più il rifugio del silenzio complice.”
Lorenzo, Leocadia e Lisandro vengono portati via sotto gli occhi attoniti della servitù e dei residenti.
È la caduta di tre figure potenti, smascherate davanti a tutti.
Un fiore per Eugenia
Nei giorni seguenti, il palazzo si copre di silenzio.
Si celebra una piccola cerimonia per Eugenia.
Non è un funerale, ma una commemorazione. Un atto di riparazione verso chi, anche nella sofferenza, ha avuto la forza di lasciare tracce.
Curro, con le lacrime agli occhi, depone un fiore bianco sotto il suo ritratto.
“Ora sì, madre mia… ora puoi finalmente riposare in pace.”
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Restate con noi, La Promessa ha ancora molto da svelare.