Una domenica che avrebbe dovuto portare chiarezza si trasforma in un turbine di colpi di scena e decisioni disperate. Nella clinica, Oltan si ritrova consumato dall’ansia. Seduto, con lo sguardo perso nel vuoto, ogni secondo pesa come una condanna. Ma l’attesa finisce quando Serra fa il suo ingresso: elegante, fredda, sfacciata come sempre, porta con sé un’aria velenosa e un sorriso che puzza di ricatto.
Oltan, stremato dai giochi mentali della donna, non riesce più a fingere indifferenza. Tra loro si apre un confronto teso. Serra pretende soldi prima di muoversi e Oltan, con fatica, acconsente. Telefona alla banca, autorizza il bonifico. Quando Serra riceve la notifica, annuisce soddisfatta e sparisce nel corridoio con un’infermiera. Ma la tregua dura poco. Serra torna e cambia le carte in tavola: ora vuole 30.000 euro, non più 20.000, e un appartamento a New York. Afferma con arroganza che il figlio che porta in grembo è un Cassifoglu, quindi ha un valore ben più alto.
Oltan esplode. La furia lo travolge come un’onda. Si alza, la aggredisce verbalmente, poi fisicamente. Il dolore, la frustrazione, l’umiliazione accumulati per mesi emergono in un solo istante. Ma Hamza interviene, lo trattiene a fatica, e Serra approfitta del momento per fuggire, raggiungere Alper e andarsene.
Oltan resta solo, devastato, tremante. Ma quando entra nella stanza di Tolga, il tempo si ferma. Tolga è pallido, immobile, attaccato alle macchine. Poi un miracolo: le sue palpebre si muovono. Oltan si inginocchia, gli stringe la mano, le lacrime rigano il suo volto. Lo implora di tornare, in silenzio, con tutto il cuore.
Intanto, Oylum è sola nella sua stanza d’ospedale. Guarda le vecchie foto: lei, Caraman e il piccolo Jan. Sorrisi felici, momenti che sembravano eterni. Ma la realtà la schiaccia, e le lacrime iniziano a scendere. Poco lontano, Caraman guarda il loro figlio dormire. Il cuore stretto, perso nei suoi pensieri, ama Oylum da sempre. Ma ora il legame è spezzato, ferito.
Il mattino dopo, Oylum lascia l’ospedale. È debole, ma determinata. Con lei ci sono Tarik e Guzide. Tarik, premuroso, la lascia all’ingresso per andare a prendere l’auto. In quel momento, Guzide riceve una telefonata da Eum, che vuole sapere come sta Oylum e cosa cucinare per lei. Appena chiusa la chiamata, Oylum rompe il silenzio: non vuole tornare a casa, vuole vedere suo figlio. Chiede di essere portata alla villa di Mualla.
Nonostante l’esitazione, Tarik e Guzide accettano. Alla villa, Mualla apre la porta e abbraccia sua figlia con emozione. Le prime parole di Oylum sono per Jan. Mualla la rassicura: Jan sta bene. Poi, con tono fermo, dice a Guzide che ora penserà lei a Oylum. Guzide ringrazia, ma resta fredda. Oylum finalmente riabbraccia suo figlio. Il piccolo si rannicchia contro il suo petto, ma lei è ancora provata, chiede aiuto a Oznur: il suo corpo non regge ancora.
Dall’esterno Mualla osserva tutto. Oylum è tornata, fragile ma determinata a riprendersi la sua vita. Più tardi, nel salotto, Tarik nota qualcosa: gli occhi di Jan sono identici a quelli di Ozan. Oylum annuisce: sente spesso che, guardando Jan, suo fratello Ozan la osservi. Mualla ascolta e decide di condividere un ricordo: dopo la morte della cugina, adottò Caraman e lo crebbe come un figlio. I bambini, dice, somigliano a chi li cresce, non solo nel volto, ma nel cuore.
Lo scambio di sguardi tra madre e figlia è eloquente. Mualla si accorge di aver detto troppo e si ritira con una scusa. In cucina trova Ilknur e con una frecciatina le chiede perché non vada a salutare i suoi ex consuoceri. Ma Ilknur non si lascia intimidire e le ricorda che ora sono i suoi consuoceri. Una volta sola, la rabbia di Ilknur esplode: accusa la famiglia di Guzide di aver abbandonato Zelish, mai una visita, mai una parola. Le sue parole sono taglienti e piene di dolore.
Nel frattempo, Yesim si presenta da sola a un incontro di lavoro. Elegante, sicura di sé, espone le proposte del nuovo menù. Ma qualcosa cambia: il cliente davanti a lei guarda il telefono, appare un video. Quel video. Inizia a fare allusioni pesanti. Yesim non capisce subito, ma presto il significato le appare chiaro. Quel materiale, che pensava segreto, sta circolando. L’ombra dello scandalo si allunga sulla sua carriera.
Altrove, Azra viene trattata come una serva da Yesim: critiche, frecciatine, umiliazioni. Azra prima tace, poi scatta, le ricorda di essere una giornalista. Ma Yesim, con un sorriso velenoso, le fa capire che, senza un lavoro, quella casa non sarà più la sua. Azra, umiliata, telefona a Ipeck per sfogarsi. Chiede notizie del video, vuole sapere se è online. Ipeck la rassicura: si sta diffondendo.
Azra desidera una sola cosa: vedere crollare Yesim. Mentre Yesim la chiama di nuovo con tono autoritario, Azra chiude la chiamata, guarda il soffitto, esasperata. Si ripete di avere pazienza, ma le mani le tremano.
Alla villa, intanto, l’aria sembra rasserenarsi. Tarik, Guzide e Oylum condividono un momento di pace. Jan dorme tra le loro braccia, ignaro del peso che porta. La speranza, timida ma presente, si insinua tra le crepe del dolore.
Ma in Tradimento, ogni quiete è solo l’inizio della prossima tempesta.