Nel cuore di una notte silenziosa, Leocadia ha compiuto la mossa più audace della sua vita. Dopo anni di attese, manipolazioni e ferite mai rimarginate, è giunto il momento di regolare i conti. E lo ha fatto non con la violenza, ma con l’arma più letale: il controllo assoluto. Il bersaglio? Catalina. Il mezzo? I suoi figli.
Tutto ha avuto inizio in una stanza che pochi hanno il privilegio – o la sfortuna – di conoscere: la biblioteca privata del Duca di Carvali y Cifuentes. Un santuario di potere, silenzi e antiche trame, dove il profumo del cuoio si mescola al fumo del sigaro e alla paura. Ed è proprio lì che Leocadia ha convocato l’uomo che, fino a quel momento, credeva di essere intoccabile.
Il Duca, uomo di spietata razionalità, inizialmente ha accolto l’invito con l’atteggiamento di chi pensa di poter domare qualsiasi leone in gabbia. Ma non aveva fatto i conti con Leocadia, il cui sguardo era tagliente come un pugnale e il cui sorriso celava promesse e minacce in egual misura.
Lei non cercava un semplice favore. Quello che offriva era un patto destinato a sconvolgere le fondamenta delle famiglie più potenti: un legame eterno, non scritto con l’inchiostro ma con la paura e il ricatto. Leocadia ha proposto che i figli di Catalina e Adriano venissero sottratti ai loro genitori e cresciuti in una prigione dorata, né vicini né lontani, ma sotto il controllo totale della nuova alleanza.
Il Duca, scosso da quell’idea folle, ha inizialmente reagito con orrore. Ma Leocadia, gelida e precisa, ha continuato a parlare con voce dolce, come se stesse descrivendo una vacanza esclusiva invece di un sequestro psicologico. I bambini sarebbero stati “tesori” – amati, protetti, ma inaccessibili. E, soprattutto, utili strumenti per assicurarsi la totale sottomissione di Catalina e Adriano. Ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni visita concessa ai genitori sarebbe dipesa dalla loro lealtà.
In quel momento, al Duca si sono aperti due mondi davanti: quello della giustizia… e quello del potere assoluto. E mentre i suoi valori vacillavano, Leocadia ha continuato a sedurlo con l’idea di un impero in cui ogni mossa di Catalina sarebbe stata monitorata, anticipata e, se necessario, distrutta.
“Non ci sarà bisogno di sporcarsi le mani,” ha detto lei, “ma godiamoci lo spettacolo.”
Il Duca ha esitato, stretto nel suo silenzio, mentre il brandy scivolava dalle dita tremanti. Eppure, quel seme, quel veleno che Leocadia aveva piantato, già stava germogliando. La proposta era folle… eppure irresistibile.
Quando l’alba è giunta, la risposta è arrivata. Un semplice foglio piegato in quattro, con un’unica parola: Sì. Sigillato con ceralacca rossa e l’emblema della casata, non portava sangue… ma portava dannazione.
Da quel momento in poi, due bambini innocenti sono diventati ostaggi, strumenti, pedine silenziose in una guerra fredda mascherata da diplomazia.
E Catalina? Lei non sospetta nulla. Non ancora. Ma la sua pace è finita.
I suoi figli, cresciuti sotto gli occhi del nemico, saranno il suo tormento quotidiano. Le sue notti saranno invase da sogni infranti e da paure che non riesce a nominare. Ogni passo falso, ogni parola sussurrata, ogni esitazione, sarà usata contro di lei.
Leocadia ha finalmente stretto la sua rete. E al centro di quella ragnatela non ci sono solo vendetta e ambizione. C’è un desiderio implacabile: vedere Catalina in ginocchio, priva della cosa più preziosa, schiacciata dal peso del proprio amore.
E ora, la domanda è una sola: Catalina scoprirà in tempo il complotto che si sta stringendo attorno a lei? O sarà troppo tardi per salvare ciò che ama?
Il gioco è iniziato.
Le maschere stanno cadendo.
E ogni promessa… ha un prezzo.
Se volete sapere come andrà a finire, restate con noi. Perché La Promessa non è solo una storia d’amore e di famiglia… è un campo di battaglia. E la guerra di Leocadia è appena cominciata.