Nella nuova, intensissima puntata di Hercai – Amore e vendetta, le tensioni tra le famiglie continuano a crescere come un temporale in arrivo. A Mardin, il vento della sfiducia soffia forte. Azar guarda con diffidenza Aslan: qualcosa in lui lo mette in allerta. Sebbene Aslan si dichiari un semplice amico, le sue parole criptiche lasciano intendere che ci siano motivazioni più profonde dietro la sua presenza. Mentre Anife aggiorna Azize sugli sviluppi, sembra che un accordo di pace con i Sadoglu sia vicino. Nasuh sembra intenzionato ad accettare, ma Azize, sempre strategica, vuole sapere di più: soprattutto su Aslan, il misterioso giovane che ha scattato foto sospette alla famiglia Shadoglu.
Il confronto tra Aslan e Nasuh è stato acceso. Aslan si è giustificato dicendo di essere alla ricerca della sua vera identità. Un passato spezzato, un dolore che convince molti, ma non Azar, che continua a osservarlo con sospetto. Azize, osservando la situazione, realizza che il suo piano ha fallito: Aslan è sfuggito al controllo e spera che, una volta firmata la pace, lasci Mardin di sua volontà. Harun, invece, è felice che il nipote sia riuscito a cavarsela, ma mette in chiaro che Aslan incontrerà la sua famiglia solo quando lo deciderà lui.
Intanto, Aslan comincia a interrogarsi sulle vere intenzioni di Azize. Solo poco tempo prima aveva ordinato la sua morte, ora invece parla di pace. È tutto calcolato? È una strategia? Le domande lo tormentano. In un momento cruciale nella sala riunioni dei Sadoglu, Cihan è convinto che la pace sia a portata di mano. Nasuh sembra pronto a firmare, ma Aslan interrompe tutto, accusando la famiglia di voler perdonare una donna – Azize – che aveva cercato di uccidere il loro nipote. Le sue parole sono velenose, insinuano che il perdono sia solo un segno di debolezza. Nasuh esplode, lo zittisce con rabbia, e Aslan si ritrova isolato.
Furioso, Aslan torna alla villa e si scaglia contro Mahfuz, accusandolo di non aver protetto le sue foto compromettenti. Ma Mahfuz lo rimette al suo posto: era stato lui ad avvertirlo dei rischi. “Non incolpare gli altri per i tuoi errori”, gli dice duramente. E, quando Aslan se ne va, Mahfuz sussurra tra sé: “So perché sei tornato. Sei qui per mia figlia.”
Nel frattempo, Miran e Reyyan si concedono un momento di tenerezza. Ricordano i primi giorni del loro amore, e Reyyan spera ancora in un futuro senza guerre familiari. Ma tutto cambia il giorno dopo, in piazza, davanti all’intera città. Azize si avvicina a Nasuh e gli porge la mano, chiedendo simbolicamente di porre fine al conflitto proprio dove tutto è iniziato. Per un attimo, il tempo si ferma. Reyyan trattiene il respiro, spera. Ma Nasuh spezza ogni sogno: “Saremo nemici per sempre.” La folla mormora, Reyyan è devastata. Aslan, da un balcone, assiste alla scena in silenzio.
Azize chiama Aslan: vuole che vada al cimitero. Intanto, Firat prende Reyyan per mano e la conduce da Miran, dandogli passaporti falsi e documenti: “Scappate, è l’unico modo per essere liberi.” Ma non fanno in tempo: la famiglia Shadoglu li raggiunge. Nasuh accusa Reyyan di voler fuggire con Miran, lei nega, ma i documenti parlano chiaro. Azat pensa sia un’altra trappola. Reyyan giura di non aver mai pensato di andarsene: “Non dopo tutto questo.” Poi, con voce tremante, guarda Miran negli occhi e dice: “Non posso stare con chi ha sparato a mio cugino.” Miran resta solo.
Al cimitero, Aslan si presenta da Azize. Le dice di essere colpito dalla sua umiltà: non l’aveva mai vista piegarsi davanti al nemico. Ma Azize gli chiede solo una cosa: lascia Mardin. Aslan rifiuta. Non se ne andrà finché non avrà completato la sua vendetta contro i Shadoglu.
Alla villa, la tensione esplode. Nasuh accusa Reyyan di voler distruggere la famiglia per stare con Miran. Yaren rincara la dose: rivela che il divorzio tra Reyyan e Miran non è mai stato finalizzato. Nasuh decide che Reyyan non potrà più uscire dalla sua stanza e che il suo amato cavallo, Mavi, sarà venduto. Reyyan implora, ma Nasuh non cede.
Nel frattempo, Aslan chiama sua madre, Sultan, per raccontarle quanto accaduto e come Azize sia stata umiliata. Sultan è euforica, ma mentre parla al telefono, si siede inavvertitamente su una bambola da cui spunta una vecchia lettera. La apre. È una confessione di Dilsha, indirizzata a Hazar: Miran è suo figlio. Sultan resta paralizzata. La verità che cambia tutto. Per trent’anni Azize ha cresciuto il figlio del suo acerrimo nemico, spingendolo persino ad odiarlo e a volerne la morte. Sultan comprende che la vendetta di Azize affonda le radici in qualcosa di più profondo e oscuro del semplice dolore per un figlio perduto.
Con questa scoperta in mano, Sultan capisce anche che ora Aslan è l’unico erede maschio diretto della famiglia Aslanbey. Decide di affrontare Azize, ma proprio quando vuole umiliarla per il fallimento dell’accordo di pace, vengono interrotti da un Miran furioso che affronta Firat. Lo accusa di essersi intromesso nei suoi piani. Firat cerca di difendersi, ma viene colpito da un pugno. Davanti a tutti, Miran dichiara guerra ai Sadoglu. Giura che il divorzio da Reyyan avverrà, che la pace è morta e che nessuno dovrà più interferire.
Ma tutto è solo una messa in scena. Miran e Firat stanno recitando. Seguono un piano segreto per scoprire finalmente la verità e ottenere giustizia.
Infine, Sultan consegna ad Aslan la lettera di Dilsha. Gli rivela che Miran non è un Aslanbey, ma il figlio biologico di Hazar. Per Sultan, giustizia è fatta. Gli chiede di consegnare la lettera a Miran e poi di andare via con lei.
Il giorno dell’udienza di divorzio tra Miran e Reyyan arriva. Miran si presenta in tribunale, pronto a chiudere questo doloroso capitolo. Reyyan arriva tardi, accompagnata da Hazar. Ma prima che la separazione venga formalizzata, Reyyan ferma tutto: confessa di essere incinta.
Un nuovo sconvolgente colpo di scena è destinato a cambiare tutto ancora una volta…