Il silenzio avvolgeva la serra come un sudario, carico dell’odore umido della terra e delle foglie morte. Era un silenzio che sembrava trattenere il respiro, come se sapesse che qualcosa stava per accadere. In quel luogo sospeso nel tempo, Pia si avvicinò lentamente a Curro. Il suo volto era segnato da notti senza sonno e lo sguardo tradiva un peso interiore impossibile da ignorare. La luce tremolante che filtrava attraverso i vetri sporchi proiettava ombre inquietanti sui loro volti, anticipando il segreto che stava per emergere.
Con voce flebile, quasi fosse un soffio di vento, Pia sussurrò: «Devo dirti qualcosa… ma prima promettimi che resterà tra noi». Curro, leale come sempre, annuì con fermezza. La fiducia che Pia riponeva in lui era totale, e lui non avrebbe mai osato tradirla.
Pia prese un lungo respiro, come se stesse per tuffarsi in acque gelide. Poi rivelò ciò che da giorni le toglieva il sonno: «Quando abbiamo aperto la bara di Jana, ho visto qualcosa che non ho avuto il coraggio di dirti. Il suo corpo… non era come dovrebbe essere. La sua pelle era blu. Non era il normale pallore della morte. Non c’erano ferite, nessuno sparo. Eppure, tutti dicono che è morta per quel colpo…».
Le parole colpirono Curro come un fulmine. Il colore sparì dal suo volto. «Quindi… ci hanno mentito?» balbettò. Pia abbassò lo sguardo e, con voce ferma, rispose: «Credo che Jana sia morta per altro. Qualcosa l’ha uccisa lentamente, dall’interno».
Curro, stordito dalla rivelazione, cercava disperatamente una spiegazione logica: «Forse era ubriaca?». Ma Pia scosse la testa: «No. L’unico modo per scoprire la verità è fare un’autopsia. Dobbiamo analizzare i suoi tessuti. Qualcosa le è stato introdotto nel corpo. Qualcosa di velenoso, forse».
Il giovane esitò: «Ma come? La bara è stata rimossa, tutti sono in allerta dopo l’intervento della Guardia Civile». Pia si avvicinò ancora, quasi sussurrando un segreto al vento. «Ho un piano. Partirò domani notte. Se tutto va bene, tornerò con risposte. Ho un contatto in un laboratorio di ricerca. Un ex collega fidato».
Curro era visibilmente turbato. «E se ti scoprono? Se qualcosa va storto?». Ma Pia era risoluta. «Ho pianificato tutto. Se qualcuno dovesse chiedere di me, dirai che sono andata a trovare un cugino malato nel mio paese. Riccardo. Nessuno dovrà sapere nulla, né Manuel, né Catalina, né Cruz».
Poco dopo l’alba del giorno seguente, Pia lasciò la tenuta de La Promessa in gran segreto. Solo le cameriere più intime notarono la sua assenza, e come previsto, Riccardo confermò che la governante era partita per assistere un parente malato. Ma per Curro, il vuoto che Pia lasciava dietro di sé era soffocante. Ogni ombra nella villa, ogni sussurro, sembrava nascondere un’insidia. Restò vigile, determinato a proteggere la missione di Pia.
I giorni passarono lenti, carichi di un’angoscia strisciante. Ogni ora che trascorreva sembrava allontanare la speranza, ma Curro non vacillò. Nel profondo, sapeva che Pia avrebbe mantenuto la sua promessa. Che sarebbe tornata con la verità.
Due giorni dopo, alle sei del mattino, il posto di Pia nella cucina era ancora vuoto. Nessun bollitore sul fuoco, nessun registro compilato. Un silenzio irreale avvolgeva la casa. Fu Angela la prima ad accorgersene. «È strano che non abbia lasciato nemmeno un biglietto» sussurrò, mentre il sospetto cominciava a diffondersi come una macchia d’olio tra la servitù.
Il brusio crescente fu interrotto da Petra, che entrò nella stanza come una furia. «Cos’è questo caos? Perché non avete iniziato a lavorare?». Angela tentò di spiegare con voce tremante: «Signora… Pia non è venuta. Pensavamo fosse meglio aspettare le sue istruzioni». Ma Petra non era tipo da tollerare ritardi o misteri. «Questa casa non si ferma perché una cameriera ha deciso di dormire di più!» sbottò.
Fu ordinata una perquisizione completa. Ogni angolo della tenuta venne passato al setaccio: stanze, dispensa, giardini, persino il vecchio magazzino dimenticato. Ma Pia sembrava essersi dissolta nel nulla. Nessuna traccia. Solo il suo silenzio. Petra, furiosa, radunò tutto il personale nella sala di servizio. «Chi di voi sa dove si trova Pia?», tuonò. Il silenzio fu totale.
Curro restava immobile, cercando di non attirare l’attenzione, ma il suo comportamento non passò inosservato. Petra lo fissò con occhi stretti, e si avvicinò lentamente, con voce melliflua: «Curro… tu sai qualcosa, vero?». La tensione era palpabile. Ogni respiro nella stanza era trattenuto.
Curro non rispose. Ma dentro di sé, sapeva che il momento della verità si avvicinava. Se Pia non fosse tornata presto, le sue intenzioni sarebbero potute essere scoperte. La fragile illusione costruita per proteggere il segreto stava per crollare.
Nel frattempo, altrove, Pia affrontava un viaggio pericoloso, portando con sé un frammento del corpo di Jana da far analizzare. Ogni passo era un rischio, ogni incontro una potenziale minaccia. Ma il suo obiettivo era chiaro: scoprire la verità. Dare giustizia a Jana. E tornare con quella verità tra le mani, anche a costo della propria sicurezza.
E mentre La Promessa si stringeva nel dubbio e nel sospetto, Curro sentiva dentro di sé che il ritorno di Pia non avrebbe portato solo risposte… ma anche conseguenze. Perché alcune verità, una volta svelate, cambiano tutto.
E questa volta, niente sarebbe più stato come prima.