Il caos esplode quando un colpo di pistola squarcia l’aria, destinato a colpire Tolga. Ma prima che il proiettile raggiunga il suo bersaglio, Oltan si sacrifica, facendogli da scudo. Il tempo sembra fermarsi mentre Tolga sente il corpo di suo padre crollare su di lui, il calore trasformarsi in freddo e il sangue macchiare i suoi vestiti. Il ristorante piomba nel panico tra urla, sedie rovesciate e passi concitati, ma per Tolga il mondo si ferma nel momento in cui stringe la mano di suo padre e lo chiama disperatamente. L’arrivo dell’ambulanza separa Guzidè e Hilum da Tolga, che non lascia la presa del padre ferito mentre viene trasportato in ospedale.
Nel frattempo, Guzidè è consumata da pensieri tumultuosi. Scopre che Tolga e Oltan erano al ristorante non per una riappacificazione, ma perché Tolga voleva recidere ogni legame con suo padre. La rivelazione lascia Guzidè in silenzio, consapevole che la notte ha cambiato tutto. Ma non c’è tempo per il dolore: un’altra battaglia sta per iniziare. Guzidè decide che è ora di recuperare le sue cose dalla villa, e con determinazione si prepara ad affrontare Yessim.
Quando Zeineb chiama Yessim per informarla del ritorno di Guzidè, la donna reagisce con il solito veleno, decisa a negarle ogni possibilità di riprendersi i suoi libri. Ma Guzidè, con il suo tono freddo e tagliente, le fa capire che nulla la fermerà. Yessim, seppur infuriata, accetta di lasciarle il permesso, ma con una condizione: dovrà fare in fretta.
Alla villa, però, la tensione è alle stelle. Yessim, frustrata e piena di rancore, si sfoga con sua zia, lamentandosi della sua situazione disperata e della mancanza di denaro. La zia, con il suo solito sarcasmo, le suggerisce di usare l’astuzia anziché la rabbia. Ma Yessim è fuori controllo. Quando Guzidè arriva per riprendersi i suoi libri, l’odio accumulato esplode. In un gesto folle, Yessim afferra i libri di Guzidè e, con uno sguardo carico di vendetta, li getta nel fuoco, trasformandoli in cenere davanti ai suoi occhi.
Ma Guzidè non si lascia sopraffare. Con uno sguardo glaciale, fa un passo avanti e, simbolicamente, getta Yessim tra le fiamme della sua stessa rabbia. Non con le mani, ma con le parole: un colpo preciso, affilato come un pugnale, che lascia Yessim distrutta. “Hai appena bruciato l’unica cosa che ti restava della dignità,” le sussurra Guzidè prima di voltarsi e andarsene, lasciandola tra le ceneri del suo stesso odio.
Il fuoco divampa, ma il vero inferno è appena cominciato.